LUXURY FOOD: QUANTO COSTA L’ESCLUSIVITÀ IN CUCINA?

Il caviale è caro, si sa.  Ma se si vogliono provare i cibi più rari e costosi al mondo, senza badare a spese, la scelta è veramente ampia e curiosa.

Non sono forse al livello di colleghi dalla fama ormai indiscussa – il prezzo di un cucchiaino di alcuni tipi di caviale, come quello albino, può costare decine di migliaia di euro – ma anche prodotti apparentemente “poveri” e meno nobili possono raggiungere cifre davvero esorbitanti.
Sicuramente Van Gogh, nel raffigurare i contadini di Nuenen ne I mangiatori di patate, non aveva tratto ispirazione da un tipo di tubero, proveniente dall’isola francese di Noirmoutier: la Bonnotte è una varietà di patate molto particolare, considerata in via di estinzione, che deve la sua particolarità al faticoso ciclo di crescita e raccolta.
Considerata dagli chef come una piccola pepita d’oro, questo tipo di patata, dal sapore strano e particolarmente salato, viene coltivato esclusivamente sull’isola a largo della costa occidentale della Francia e il suo prezzo varia ogni anno in base a fattori legati alla sua raccolta – la produzione è intorno alle venti tonnellate mentre la richiesta è di circa cento – e arriva a superare i mille euro al chilo. 

I cibi più cari? Molti sono giapponesi

Dalla Turchia viene l’Elvish Honey, il miele più costoso al mondo, il cui primo chilo venne venduto nel 2009 all’asta a 45mila euro, mentre giapponesi sono i funghi Matsutake, che costano migliaia di euro al chilo e crescono solo nelle foreste di pini nipponiche, in un periodo dell’anno circoscritto. La carne poi, è accertato, tendenzialmente costa di più, ma che dire della bistecca di Wagyu (manzo) Kobe, sempre giapponese, il cui costo dovrebbe superare di gran lunga i cento euro, dato che un chilo di questa prelibata carne costa intorno ai mille. Morbida, saporita e con venature marmoree, la qualità Kobe proviene solo da bovini giapponesi con un pedigree controllato. Oltre al caffè Kopi Luwak noto più per la sua produzione che per il prezzo di 100 euro l’etto (i suoi chicchi, quelli che si comprano, vengono ingeriti e defecati da un animaletto asiatico di nome musag)  il viaggio tra cibi extra lusso continua con frutta veramente proibitiva: ancora giapponesi la rara anguria Densuke, coltivata sull’isola di Hokkaido, e il melone cantalupo originario di Yubari, considerato quasi sacro e un regalo preziosissimo, rispettivamente acquistati in media a un prezzo di 5mila e oltre 10mila euro l’uno. Nei secoli scorsi erano sicuramente le spezie ad avere costi astronomici, ma dal XIX secolo, con il crollo dei monopoli, i prezzi sono calati anche se ancora oggi lo zafferano, piccoli pistilli di fiore che danno colore e sapore ai piatti, può raggiungere oltre i 10mila dollari al chilo.

Luxury cheese dalle lavorazioni particolari

Molto consumati nell’alimentazione italiana e non solo sono i formaggi, spesso usati come soluzione per un pasto veloce. Ve ne sono alcuni però molto rari con cui fare un panino potrebbe sembrare inadeguato. Sono prodotti di cui se ne hanno pochi pezzi, come il Pule, la ricotta d’asina della Serbia. Questo è il formaggio più costoso al mondo, preparato con metodi artigianali e solo su ordinazione, utilizzando il latte delle cento asine che vivono nella Riserva Naturale di Zasavica. Costo al chilo? Intorno ai milleduecento euro. Il prezzo è giustificato dalla rarità della materia prima, il latte d’asina, un animale che produce mediamente venticinque litri di latte l’anno. Sempre intorno al migliaio di euro è venduto il formaggio di latte d’alce, prodotto unicamente dalla fattoria svedese Älgens Hus di Christer & Ulla Johansson, situata a Bjurholme. Formaggi costosi sono poi quelli che valorizzano il mestiere del casaro. Sono i molto stagionati  come il parmigiano 100 mesi o l’Asiago Stravecchio, un formaggio a pasta extradura dal costo di 200 euro al chilo, prodotto con latte crudo parzialmente scremato di vacche provenienti dall’Altopiano di Asiago con Certificazione di Rintracciabilità di Filiera.

Peck e gli altri della moda

L’enogastronomia di alta gamma è un settore che piace al mondo della moda, forse affine nella sua esclusività e ricercatezza. Sono sempre di più infatti i brand che investono in locali gourmet, per entrare in ogni aspetto della vita del proprio target di consumatore. Giorgio Armani, Dolce&Gabbana, Gucci, Ferragamo e Trussardi sono solo alcuni nomi della moda italiana che da tempo hanno deciso di investire nella ristorazione di alta qualità. Poi c’è anche chi come Pietro Marzotto, nel 2013, decide di acquisire Peck, un nome già noto a Milano e a livello internazionale per la sua fama e una tradizione enogastronomica di oltre centotrenta anni. Situato a pochi passi dal Duomo, in una delle vie più antiche del centro (via Spadari), Peck comprende oggi lo storico negozio – con prelibatezze inedite e un’enoteca da record – e due ristoranti. All’interno è possibile trovare sia piccoli piaceri quotidiani che cibi gourmet più ricercati come l’aceto balsamico di Modena tradizionale DOP extravecchio (122 euro 10 cl) o i funghi porcini sotto olio (53 euro 290g). Da leccarsi i baffi. 

Tratto da Lusso Style

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