Primo maggio: Festa del lavoro

Icona universale di un riscatto che passando dallo sfruttamento lavorativo in termini di orario ma anche di tipo socio-economico, previdenziale e di sicurezza lavorativa ha trovato nel movimento sindacale dei lavoratori le giuste rivendicazioni che ha ottenuto con forza, anche con azioni di lotta, a partire dalla prima rivoluzione industriale. Oggi quel movimento dovrà muoversi verso orizzonti nuovi, più congeniali ad una generazione che ha necessità di trovare certezza e prospettiva di vita imperniata più sulla sicurezza lavorativa ed economica che su livelli di precarietà occupazionale e di indagini statistiche fuorvianti.

Icona che maturò inizialmente in Illinois con l’approvazione nel 1866 a Chicago della legge che portò da 16 ad 8 le ore di lavoro giornaliere, legge che entrò in vigore il 1° maggio 1867, ma che proseguì in modo violento il 1° maggio 1886 con la rivolta di Haymarket Square a Chicago (Stati Uniti) dove la ribellione dei lavoratori fu tanta e tale che portò dopo alcuni giorni di lotta alla morte di diversi lavoratori e di poliziotti.

Anche in Italia il primo maggio, che fu celebrato ufficialmente a partire dal 1891, diventò occasione di lutto quando nel 1947 il corteo dei lavoratori che festeggiava la ricorrenza del 1° maggio a Portella della Ginestra in provincia di Palermo fu oggetto di un attentato che causò la morte di 14 persone ed il ferimento di una cinquantina di lavoratori ad opera della banda di Salvatore Giuliano, come ufficialmente fu accusata, anche se, sono molti a sostenere la tesi, i veri mandanti furono i servizi segreti dello Stato.

Quindi una festa che trova la sua attualità nei vari processi di revisione delle condizioni lavorative all’interno di un mondo industriale in continua evoluzione che rivede, magari in forme diverse, le problematiche del working poor (dei lavoratori poveri) e di quella tipologia di lavoro che trova nella precarietà ed insicurezza economica e sociale la negazione di un futuro adeguato ai giovani ed alle famiglie.

Un futuro che muovendosi all’interno di un alveo di incertezza economica e di continuità lavorativa di fatto impedisce alle future generazioni la creazione di quei presupposti di serenità e di prospettiva che sono alla base per la creazione delle famiglie.

Per non parlare poi dei vuoti che oggi caratterizzano il mondo del lavoro e che sono rappresentati da quelle differenze che derivano dalla tecnologia, come la ricerca di nuove competenze lavorative, dal genere dei lavoratori, e da quel sistema di garanzie e di tutela che il mondo del lavoro ormai sembra non riuscire a garantire.

Tematiche che dovrebbero far parte di un dibattito pubblico più incentrato su concetti di qualità lavorativa, di uguaglianza sociale, di protezione sociale che su statistiche occupazionali devianti ed insufficienti rispetto alle problematiche del lavoro nero e a quello della povertà occupazionale (estrema o moderata) che guarda ad un modello di lavoratore che sicuramente non è quello di oggi come anche a quell’ombrello di garanzie sociali e previdenziali che sicuramente non può essere quello fino ad ora applicato.

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